L’analisi politica I PARTITI LUCERINI NON HANNO CARTE

Le cronache giornalistiche ci dicono che i partiti lucerini giocano a carte coperte, soprattutto in relazione alle candidature a sindaco. La verità vera è che i partiti non hanno proprio carte da giocare o, perlomeno,  buttano sul tavolo  quelle  scartine, insomma di poco peso.  Tutti i partiti  strutturati stanno trovando molte difficoltà nel reperire i nominativi in grado di rappresentarli e, soprattutto, capaci di attirare consensi che superino lo zoccolo duro  della loro base elettorale. Loro, i partiti, hanno sostanzialmente due vie da seguire: lanciare un  candidato interno che raccolga l’unanimità o una larga maggioranza, oppure ricorre al cosiddetto soggetto della società civile, che, però, deve avere autorevolezza, serietà e diciamo pure carisma.  Quasi tutti tentano di scartare la prima via, per il semplice motivo che un candidato interno difficilmente può portare voti extra e il consenso unanime e vero di tutto il partito. La seconda via era molto praticabile qualche anno fa, quando era di moda la cosiddetta società civile, quasi che l’altra parte della società fosse incivile, Ma, lasciamo stare. Però, l’esperienza  di questi signori, sbattuti in politica da un giorno all’all’altro, senza un minimo retroterra di esperienza politica e amministrativa, non è che abbia dato grandi risultati, per cui alla lunga anche questa strada è stata abbandonata.  
Senza dire che trovare gente esterna è difficilissimo, perché lo stato di difficoltà in cui versa il Comune di Lucera è tale da scoraggiare chiunque a prendere le redini dell’Amministrazione. Poi, è vero che questi signori appaiono indipendenti rispetto ai partiti, i quali, però, prima li coccolano, e successivamente li mandano allo sbaraglio. Per non andare troppo lontano, bisogna richiamarsi al caso di Vincenzo Morlacco, il quale richiesto a furor di popolo, quasi in ginocchio, è stato in corso d’opera colpito alle spalle e mandato a casa anche in male modo. Il discorso non  diventa diverso se pensiamo alla composizione delle liste, all’interno delle quali si cercano  persone che possano tirare  e catturare voti. Perché è la sommatoria dei consensi dei candidati di lista a decretare  il successo o l’insuccesso della lista stessa.  C’è la corsa a reclutare donne, che a Lucera non hanno mai avuto voce in capitolo anche per un fatto culturale, pur considerando che, anche qui, la loro presenza è molto sollecitata, salvo poi disfarsene nei momenti  di raccolta voti e, se elette, della fase politica-amministrativa. 
 Si è visto, anche qui, che la lista voluta nell’ultima elezione dalla professoressa Deborah Testa, pur facendo un gran movimento e proponendosi in chiave di rottura rispetto alla vecchia politica, non ha raccolto quello che le era accreditato. Insomma, è dura per le donne, benché la loro presenza, come quota rosa, è ora  istituzionalizzata, regolata per legge.  In questa situazione, è molto difficile azzardare un pronostico circa una possibilità di rinnovamento della politica, per cui c’è il rischio che i vecchi lenoni tornino a farla da padrone. E’ sperabile che alla fine ci sia un salto di senso di responsabilità che riesca a far comprendere che non è solo criticando che si risolvono i problemi, ma soprattutto spendendosi in prima persona, insomma mettendoci la faccia. Cosa facile a  dirsi, ma difficile a realizzarsi, però necessaria per affidare la città a gente che faccia veramente il bene comune, con un impegno di grande dedizione che tragga origine anche da un patrimonio professionale adeguato ai vecchi e nuovi temi sul tappeto delle comunità comunali.
a.d.m.

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