LUCERA, PRE-DISSESTO UNICO PERCORSO POSSIBILE PER OVVIARE A VENT’ANNI DI MALAPOLITICA
In merito alle indecenti polemiche mosse dalla minoranza di Palazzo Mozzagrugno e, in particolare, da quanto si evince dalle dichiarazioni pubbliche del consigliere Giuseppe Bizzarri e dell’ex assessore al Bilancio, Raffaele Di Ianni,
sento la necessità di fare alcune opportune e puntuali precisazioni, per sgomberare definitivamente il campo da speculazioni prive di qualsiasi fondamento e, probabilmente, frutto degli ultimi colpi d’ala di una classe politica in avanzato stato di decomposizione. Sin dall’inizio, abbiamo cercato di improntare la nostra esperienza amministrativa alla massima trasparenza, alla coerenza e al senso di responsabilità verso i cittadini. Tutti attributi che sono mancati a quanti hanno gestito questa città riducendola a un colabrodo. Per anni, ci hanno detto che era tutto a posto, che il bilancio dell’Ente godeva di buona salute. Nel frattempo, tra una dichiarazione e l’altra dimenticavano di verificare il pagamento delle bollette della luce, delle fatture all’Acquedotto, di quelle relative al servizio di pubblica illuminazione; sperperavano denaro pubblico in maniera più che discutibile, alimentando un sistema di potere basato sulla distribuzione di incarichi ai soliti amici ed esponendoci a contenziosi milionari. Lo stesso Di Ianni - che si erige ad esperto di finanze pubbliche - dovrebbe spiegare ai cittadini, ad esempio, come è andata realmente la storia
il sindaco Tutolo |
del Giro d’Italia 2010: un’operazione a costo zero trasformatasi in uno dei tanti debiti fuori bilancio per il Comune. Oppure, dovrebbe ragguagliarci su come è nata la debitoria relativa ai Contratti di Quartiere II e sul perché la sua maggioranza determinò un prezzo di cessione dei terreni palesemente inferiore a quello di mercato, esponendo l’Ente all’ennesimo contenzioso milionario. O, ancora, dovrebbe dar conto del costante e spropositato ricorso, nel tempo, ad anticipazioni di tesoreria senza provvedere ad alcun reintegro di cassa. Non è forse vero che quanti si sono succeduti ad amministrare questa città negli ultimi decenni hanno usato artifici contabili per mettere formalmente in ordine i conti, prevedendo entrate incerte a fronte di uscite sicurissime pur di nascondere lo squallore di gestioni allegre, esattamente come si nasconde la polvere sotto il tappeto?! Credo sia arrivato il momento che i cittadini sappiano cosa ci fosse sotto questo tappeto che abbiamo ereditato: uno squilibrio strutturale di bilancio per oltre 4 milioni di euro, quasi 6 milioni di euro di debiti da riconoscere (tra spese non liquidate per beni e servizi, e sentenze relative a contenziosi), nonché un potenziale passivo di 16 milioni di
euro riveniente dal presumibile esito di giudizi in corso. Ma soprattutto è giusto che la Corte dei Conti faccia chiarezza su eventuali responsabilità oggettive da parte di chi ha gestito il bilancio pubblico. Capisco che a qualcuno potrebbe non piacere ma, di certo, non può essere sempre la collettività a pagare l’incapacità di una classe politica che bene farebbe a farsi da parte. Anzi, se proprio qualcuno di loro vuole ancora dedicarsi al nostro territorio, gli suggerisco di partecipare al bando che stiamo predisponendo per gli orti urbani. In quel caso saremo persino disposti a derogare ai nostri princìpi ed accordargli una raccomandazione.
È chiaro, dunque, che la decisione di dichiarare che il Comune di Lucera è in una condizione di grave ed incontrovertibile squilibrio finanziario - predissesto, appunto - non è una scelta, ma un passo obbligato. Ce lo ricordò la sezione regionale della Corte dei Conti tre anni fa e lo hanno confermato, nell’ultimo Consiglio Comunale, i nostri revisori. D’altro canto, il ricorso all’art. 243-bis non è che l’adesione ad un programma di estinzione progressiva del debito: il classico piano di ammortamento che qualsiasi azienda privata pianificherebbe se faticasse a chiudere il bilancio in pareggio. È un’opportunità - l’unica - di ritornare a vivere in una città normale dopo anni di anomalie, senza i tanti rischi che qualcuno strumentalmente paventa (l’ultimo, quello circa l’impossibilità a pagare gli stipendi dei dipendenti è stato definitivamente dissipato con il reperimento delle relative risorse). Alla luce di tanto, le recenti dichiarazioni del consigliere Bizzarri e quelle Di Ianni, suonano come un estremo e spuntato atto di difesa dell’indifendibile. La stessa proposta di revocare la sospensione alla delibera di vendita dei terreni ex Eca per trovare la copertura finanziaria e far fronte alle ingenti debitorie è pura fantasia, per più di un motivo. Anzitutto, perché, in ottemperanza all’art. 1 della legge 228/2012, i proventi da alienazione di patrimonio, in condizioni ordinarie, possono finanziare esclusivamente squilibri di parte capitale, dunque spese d’investimento e non disavanzi correnti o debiti fuori bilancio. In secondo luogo, poiché nessuna vendita è possibile in presenza di una donazione modale che presenti vincoli testamentari. In terzo luogo, perché, come ci
informa la giurisprudenza, la sospensione di un atto amministrativo senza termine o protratta nel lungo periodo, si risolve in una revoca automatica e sostanziale del medesimo. Quanti parlano artatamente di “incapacità ad amministrare” o di “ignoranza totale dei più elementari principi contabili” farebbero bene a prendere lezioni di diritto e ragioneria, a meno che di “allucinante, scandaloso e sconvolgente” vi siano solo i loro tentativi maldestri
di ribaltare la verità e creare allarmismo nel momento in cui la città ha la concreta possibilità di ripartire da capo, seppure con tutti i sacrifici che un piano di riequilibrio finanziario comporta. Sacrifici che abbiamo cercato in tutti i modi di mitigare, provando a reperire risorse fino all’inverosimile e tentando, tra le altre cose, un dialogo costruttivo con gli eredi Sacco che, evidentemente, hanno preferito il muro contro muro. A proposito di tale
vicenda, dov’era il consigliere Bizzarri quando nel 2003 l’Amministrazione di cui faceva parte commissionò una perizia, da 75.000 euro, che quantificò i danni in misura maggiore di quanto chiesto dagli eredi e la depositò in giudizio? Quale fattivo contributo ha dato nella sua esperienza amministrativa? Forse lui, sì, era preso da altre decisioni evidentemente ritenute più importanti: perorare la causa della Scuola di Professioni Legali che ci è costata
oltre 250.000 euro all’anno, con una media, nel 2014, di oltre 22.000 euro per ciascun immatricolato o predisporre, da assessore proponente, l’acquisizione, da parte del Comune, del tratto della S.S. 17: sette ettari di superficie stradale divenuti, senza alcun motivo plausibile, a carico dei cittadini di Lucera. I fatti, incontestabili, dicono che si è chiusa un’era: sarebbe ragionevole che qualcuno ne prenda finalmente atto.
Antonio Tutolo
Sindaco di Lucera
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