L’angolo di Antonio Di Muro, LE BANCHE: ECCO COME TI SPENNO I CLIENTI
Storia vera questa, storia di vita vissuta. Un giorno si presenta in banca un arzillo e alquanto logorroico vecchietto-depositante per reclamare la presunta mancata applicazione delle condizioni agevolate (tasso creditore più alto di quello corrente), che qualcuno gli aveva promesso giusto per acquisire il deposito, benché le condizioni di mercato del denaro in quel momento non lo consentissero. Alle giustificazioni dell’interlocutore che stava al di là del bancone, il vecchietto si replicava dicendo che sapeva tenere uno stretto il controllo sui suoi quattrini e che di certo non si sarebbe fatto farà infinocchiare da chicchessia attraverso false promesse. Il dipendente della banca, un po’ infastidito, sbotta con una battuta al vetriolo: papano’ (nonno) forse vuoi insegnare alla banca come si fa il ladro! La cosa finisce pacificamente perché qualcuno ci mette la classica pezza e calma il papano’. Il preambolo serve a farci comprendere come è difficile muoversi all’interno della normativa bancaria. Ad esempio, è stata ufficialmente eliminata la commissione di massimo scoperto che si abbatteva pesantemente sulla debitoria della clientela, ma sono stati messi in campo tanti altri artifici che nella sostanza consentono agli istituti di credito di giungere allo stesso risultato in termini di recupero dei costi. E, si badi bene, la questione non riguarda i rapporti importanti delle banche, le grosse scoperture, bensì quella platea di correntisti che ritengono di considerare i rapporti bancari come necessità anche imposta dallo Stato e non come ragione di guadagno o di speculazione. Specie ora che bisogna aprire un rapporto di conto corrente o un libretto a risparmio con funzione di conto per poter accreditare lo stipendio, la pensione o anche occasionali destinazione di somme.
E’ di questi giorni la notizia scandalo, secondo cui è emerso che il correntista corrisponde 50 euro per sconfinamenti modesti di un solo giorno! Naturalmente si può andare in rosso, come si dice, anche avendo un saldo a proprio favore, quando entra vi è il gioco delle valute, per cui un importo può diventare illiquido (non disponibile) per una discrasia informatica tra l’accredito e l’addebito. Naturalmente, dicono le banche, tutto è scritto, per cui nessuna illegalità viene commessa. E’ vero. Ma, provate a decifrare il contenuto di quei tanti fogli allegati alle comunicazioni di cambio delle condizioni? E provate anche a leggerle se sprovvisti di lente di ingrandimento? Anche le cosiddetta tenuta conto, il costo per il mantenimento del rapporto, ha toccato punte elevate, non sostenibili per coloro che fanno uso per necessità del rapporto (adesso anche il fitto dovrà essere regolato con assegni o bonifico!) , il cui numero di operazioni, benché ridotto al minimo, produce addebiti anche di 200 euro l’anno. Ovviamente l’addebito che si fa alle banche è quello di mantenere una posizione di forza, sostanzialmente di monopolio, tenuto conto che non è che cambiando istituto si credito si può sperare di migliorare le cose. E’ come quando si cambia l’avvocato sperando di spuntare qualche vantaggio. Il subentrante legale non sarà dissimile dal primo soprattutto in termini di parcella!
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