L’analisi politica di Antonio Di Muro, DEDICATO AI CANDIDATI SINDACI DI LUCERA

“Fate la carità al povero sindaco”: è il significativo titolo di un corsivo firmato dal noto scrittore e giornalista pugliese ( di Bisceglie) Marcello Veneziani, un testo che sottoponiamo alla considerazione e valutazione dei tanti che si stanno scaldando i muscoli per fare il sindaco di Lucera. Il riferimento è di carattere generale, ma cala perfettamente anche nella nostra realtà cittadina. Il testo:
 “Ora che è Natale andate in Comune e fare una carezza al vostro sindaco. Anche se lo detestate, abbiate pietà per lui. I sindaci vivono ormai da pezzenti, parlano da soli, hanno debiti in bilancio mostruosi e sono i colpevoli di ogni disguido, ogni violenza, ogni buca, traffico, multa e povertà della propria città. Ma chi ve l’ha fatto fare di prendervi una rogna così, perché quest’operazione martirio con impopolarità finale più processi?  Fassino è ormai una larva, pareva impossibile ma è perfino dimagrito da quando è sindaco e fa economia fino all’osso. Gli occhi sono definitivamente usciti dalle orbite e implorano tributi. Pisapia è sulla via, chiede l’IMU per strada. De Magistris a Napoli vive tra i rifiuti, è riuscito a mettere d’accordo contro di lui tutti, malavita e vittime, negozianti e disoccupati. Marino, sindaco rom, prende ogni giorno legnate da tutti, assessori inclusi, e Roma è davvero un Far West, ieri un conducente di bus è stato ferito da una freccia. A Messina il sindaco Accorinti va già scalzo e svestito. A Bari Emiliano non ha più cozze da succhiare. E’ per scansare la croce di sindaco che Renzi è fuggito alla guida del Pd. Vent’anni fa era l’apoteosi dei sindaci alla conquista dell’Italia. Ora piangono miseria. E guadagnano molto meno dei duemila e rotti deputati nazionali, europei e regionali, per tre quarti pagati per fare solo i figuranti. Quando i sindaci vanno alla Caritas sono accolti in visita ufficiale, ma loro vorrebbero solo un piatto caldo. Fate la carità a un povero sindaco”
L’autorevole preambolo in salsa giornalistica richiama evidentemente tutti al senso di responsabilità nel momento di accettare la candidatura a sindaco.  Quelli che riterranno di portare la croce dell’amministrazione pubblica, come dice Veneziani, devono sapere in anticipo che al Municipio non andranno a farsi una gita in barca, anzi, dovranno assumersi responsabilità da far tremare i polsi e prendere impegni gravosi dinanzi ad una cittadinanza stremata e strangolata.  In verità, dovrebbero comprenderlo tutti, anche l’ultimo dei consiglieri comunali che responsabilmente sottoscrive elettoralmente e lealmente gli impegni di programma. Se si fa squadra c’è più possibilità di affrontare i problemi e dare loro qualche soluzione. Queste cose vanno dette prima, ad evitare la solita liturgia del dopo elezioni, quando la prima cosa che fanno i nuovi amministratori è quella di lamentarsi della situazione fallimentare lasciata dai predecessori, ritenendo così di essere giustificati in partenza, a priori, senza discutere. 
Chiunque va a Palazzo di Città deve sapere  che dovrà operare in una situazione fallimentare, al limite del disastro, indipendentemente da chi in precedenza l’ha determinata. Bisogna abbandonare lo schema di voler accontentare tutti, di voler promettere a tutti grandi progetti e cattedrali nel deserto. Non è vero che la gente non capisce. La gente stigmatizza i bugiardi e i voltagabbana, i millantatori, quelli dal facile cambio della casacca di partito, quelli del club della clientela, quelli che vanno al Comune per spartirsi la  nostra torta, quella frutto dei sacrifici, delle rinunce  della cittadinanza.  In definitiva, bisogna promettere quello che realisticamente si può fare in una situazione di crisi drammatica, che non risparmia nessuno. Senza questa predisposizione di animo, la politica lucerina continuerà a far male alla città, che già si trova su uno scivolo che la sta portando alla disperazione sociale. Indossare la bella fascia tricolore certamente dà prestigio e la soddisfazione di godere del consenso del proprio popolo, ma, nello stesso tempo, può  far perdere la testa e essere portatrice di rovina politica e morale. 
a.d.m.

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