L’angolo di Antonio Di Muro, DAGLI USURAI NON BISOGNA PROPRIO ANDARCI!

Si cerca di contrastare il fenomeno dell’usura anche attraverso la nascita delle relative fondazioni ( Buon Samaritano e simili). Nobile intendimento che, però, risulta insufficiente in relazione alla gravità e all’ampiezza del fenomeno.  Probabilmente  è sbagliato o sottovalutato l’approccio al problema. Intano, si  cerca di intervenire quando ormai il ricorso agli usurai è già avvenuto, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili, anche in termini  di probabile ritorsione da parte di coloro che  si sentono destinatari delle azione di contrasto. Invece, dagli usurai non bisogna proprio andarci! E ciò per diverse ragioni. Intanto, il loro intervento, a tassi stratosferici, non  risolve i problemi di coloro che stanno in difficoltà. L’intervento usurante serve solo a rimandare di qualche tempo la morte delle aziende o del privato. Difatti, quando avviene il ricorso all’usuraio le aziende sono già belle e decotte, nel senso che il loro assetto finanziario è completamente in corto circuito, poiché, tra l’altro,  non dispongono più del sostegno creditizio bancario, del cosiddetto fido fornitori (che consente di avere dilazione nei pagamenti) e, inoltre, il mercato di riferimento dei loro prodotti è andato progressivamente deteriorandosi, anche perché mancante di quella competitività, che è essenziale per alimentare il fatturato e il conto economico.  Tutto ciò comporta già un accrescimento fisiologico dei costi, che non hanno modo di essere assorbiti dalla redditività aziendale, nel frattempo ridotta all’osso. 
A questo punto converrebbe chiudere l’azienda e portare, come si dice, i libri in tribunale, ovviamente una volta che i tentativi bonari con i debitori, e in primis con le banche, hanno dato esito negativo. A questo punto, si tenta di salvare il salvabile ricorrendo agli usurai, che, con le loro condizioni non sostenibili, non fanno altro che dare il colpo di grazia ad una azienda già in stato comatoso.  Qui sta l’errore.  Si ritiene, così,  di ottenere il molto improbabile miracolo della risurrezione aziendale. Né serve demonizzare gli usurai, se non sul piano morale. Queste persone  si giustificano dicendo che sono ricercate autonomamente da coloro che si trovano in difficoltà, alle quali le condizioni vengono illustrate preventivamente, con la possibilità di prendere o lasciare.  E sono persone non carbonare, nel senso che non agiscono nell’ombra. Sono, invece, conosciutissime e, talvolta, appartengono alla nobile schiera di professionisti stimati nel loro ambiente e persino coccolate dagli negli istituti di credito, dove sono inseriti nella clientela primaria, perché in possesso di importante liquidità. Anzi, molto spesso sono le stesse banche ad indirizzare verso gli usurai i loro clienti in difficoltà, inchiodati, come si dice, e lo fanno non per spirito di carità, ma per eliminare le scoperture. Morale della favola: dagli usurai non bisogna proprio andarci! Ciascuno può avere le sue idee su questi signori, ma ciascuno ha la libertà di starsene alla larga. Ovviamente, anche per il privato la situazione non è differente, perché senza nuove risorse il suo destino è di finire strozzato dai cravattari, ai quali talvolta si rivolge pure per avere il possesso di beni  certamente di non prima necessità! E in questo caso non si vede perché puntare l’indici accusatorio solo contro gli usurai! 


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