CATARATTA NEGATA ALL’OSPEDALE DI LUCERA

l'ingresso dell' ospedale  di Lucera

Che di ospedale (il “Lastaria”) conservasse avesse ben poco lo sapevano e lo sappiamo. Solo gli illusi, i parolai di professione ritengono di aver fatto un affare facendo nascere la cosiddetta nascere “cittadella della sanità” , che di sanità vera e propria ha ben poco da vantare.  All’interno del ridimensionamento del nosocomio vi è stato anche la soppressione del reparto di oculistica, che era una dei fiori all’occhiello, grazie anche al contributo professionale del dottor Giuseppe Princigalli, destinato all’ospedale “Tatarella” di Cerignola, dove ha allestito un comparto di avanguardia. A Lucera c’è rimasto ben poco, tranne la possibilità di effettuare l’intervento alla cataratta, che può essere eseguito anche ambulatorialmente (senza ricovero), non presentando particolari difficoltà tecniche. Sino a poco tempo fa, questi interventi venivano eseguiti anche su pazienti per i quali era necessaria l’anestesia totale, una volta risultati essere poco collaborativi, nel senso che presentavano difficoltà nel tenere aperte le palpebre.  Si ricorreva ad un anestesista della struttura, cosa che non era e non dovrebbe neppure ora essere difficile, tenuto conto che, per fortuna, è stata salvata la chirurgia, che, ovviamente ha bisogno anche di specialisti che addormentano il paziente in sala operatoria.  Semplice, no? E, invece, così non é.
 Perché alcuni giorni fa è stato negato l’intervento ad un paziente, cosiddetto non collaborativo, il quale, peraltro, si era già sottoposto all’intervento di cataratta pochi mesi fa dallo stresso staff, che non aveva avuto nulla da ridire circa il coinvolgimento dell’anestesista. Sull’accaduto sarebbe il caso che il primario dottor Antonio Centola appurasse le vere ragioni per cui è stato negato l’intervento, con l’indicazione degli ospedali quali alternativa, (Foggia o San Giovanni Rotondo), dimenticando, tra l’altro, che si sarebbe potuto citare tranquillamente Cerignola per le ragioni prima indicate.  Qualche motivo di gelosia o di invidia  nei confronti di chi in precedenza nella struttura lucerina ha ben lavorato, anche a contatto con alcuni di coloro che ora qui prestano servizio? La motivazione del medico di turno:  non  possiamo farlo, perché qui ci stanno togliendo tutto!   Ai lucerini stanno togliendo tutto, ha detto ancora un medico del pronto soccorso qualche giorno fa.  Sostanzialmente stessa musica. Il che è vero, ma queste riflessioni non invogliano ad allentare la presa e a scaricare ulteriormente sull’utenza il malessere, l’amarezza per quello che di scandaloso è accaduto per la sanità ospedaliera.
 Per dirla tutta, ci sarebbe da chiedere: ma, i medici, nel corso di tanti anni, hanno fatto tutto il possibile per salvare l’ospedale? Probabilmente, per noi che conosciamo la storia dell’ospedale sin dalla nascita, la risposta non può essere completamente positiva. E non solo i medici. Anche l’altra parte del personale non sempre ha messo in campo tutta quella attenzione e dedizione che sarebbe logico attendersi da una struttura che cura la salute e che talvolta salva la vita della gente. E’ troppo facile prendersela solo con la politica. Che pure ha le sue responsabilità, ma che francamente non sempre qui ha trovato quei riscontri professionali e organizzativi che sarebbe stato logico aspettarsi.  Il “Lastaria” è un patrimonio che andava difeso a denti stretti da tutti, il che non pare sia avvenuto. Adesso ci mettiamo anche a fare azione di discutibile respingimento, quando, invece, ci sarebbe da allargare lo spazio della disponibilità, proprio per le cresciute difficoltà.

                                                                                                          

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