DAL CONGRESSO PD PIU' FORTE O PIU' DILANIATO?


FABRIZIO ABATE
Dal congresso (26 e 27 ottobre) avremo un Pd più forte o più dilaniato? Difficile dirlo, perché in politica ogni previsione può essere ribaltata anche in pochi minuti, come si è visto col voto di fiducia al Governo Letta. Certamente il congresso cittadino potrebbe essere una occasione propizia per ricompattare le anime del partito, che negli ultimi tempi non si sono volute molto bene. Per sintesi,  diciamo che vi sono due posizioni importanti all’interno del partito: quella che fa capo all’attuale coordinatore della segreteria politica Fabrizio Abate e l'altra  che si identifica nella persona dell’ex assessore Franco Forte. Le altre anime costituiscono appena un soffio, per cui non dovrebbero avere voce in capitolo, a meno che la vittoria non giunga sul filo di lana.  E’ il momento di fare chiarezza, perché sinora non si è capito molto dove stanno le divergenze, anche se tutti dicono di voler rilanciare e far vincere il partito, dopo una stagione insignificante sul piano politico per l’intera sinistra, di cui il Pd resta ancora l’asse portante. Fabrizio Abate ce l’ha messa tutta per portare il partito fuori dalle secche in cui si è trovato ad operare, ma – diciamolo- sinora non ha trovato all'interno molti sostenitori convinti e leali.
 Si, d’accordo, tutti a chiacchiere vogliono la stessa cosa, ma nella realtà gli sgambetti e i siluri sotto traccia hanno spesso fatto perdere di vista l'obiettivo di fondo.  Abate, per un fatto anagrafico ( è giovane, ma professionalmente valido) e per non essere  coinvolto nei tanti giochetti ( per non dire altro!) che hanno contraddistinto in passato  la vita del partito, appare all’esterno l’elemento che potrebbe davvero incarnare il rinnovamento. Rinnovamento che vuol dire anche un giudizioso passo indietro della vecchia guardia, che pare  sorda da tutte edue i lati. Franco Forte rappresenta il passato del partito, a cui ha dato molto soprattutto in termini di consensi, che in politica sono quelli che fanno saldo e differenza. Comunque, é il momento di mettere le carte in tavola, di confrontarsi seriamente e seriamente, cercando di individuare un percorso unitario che possa portare alla vittoria il partito. Che é quello che più conta, anche per soddisfare le ambizioni personali, perché altrimenti ci sarebbero solo da spartirsi le misere spoglie dell'opposizione, forse per un lungo periodo. Ovviamente, per fare tutto ciò occorre molto senso di responsabilità e pensare unicamente agli interessi di una città che sta morendo, soprattutto per incapacità della politica di fare contrasto dinanzi alle  mire che portano al depauperamento del patrimonio cittadino. 
 Il Pd ha la grande occasione per risollevarsi, perché dinanzi a sé ha un centro destra che questa volta non fa tremare i polsi, anche perché il suo leader nazionale (quello trainante che porta voti), Silvio Berlusconi, é stato azzoppato, proprio come voleva la sinistra giustizialista. C'è, inoltre, da preoccuparsi dei nuovi movimenti, grillini in testa, che certamente andranno a pescare nell'area della contestazione di sinistra.  Se il Pd saprà fare del congresso una occasione per ricompattarsi e presentarsi all'esterno con una sola faccia, si potrà avere nell'area di sinistra una  connotazione politica riformista a tutti gli effetti, desiderosa di guadagnare il terreno perduto per sé e per la città.
a.d.m.

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