PER LA DIOCESI SI AZZUFFANO LUCERA E TROIA

LA CATTEDRALE DI TROIA
Siamo davvero alla guerra tra poveri. Lucera e Troia si stanno curiosamente azzuffando per vedersi riconosciuta quella identità e quella autonomia che hanno perduto alcuni anni fa a seguito della prima riforma della geografia diocesana. Più correttamente, bisogna precisare che è Troia a puntare i piedi attraverso  comitati non meglio identificati nell’ambito cattolico, i quali chiedono, in sostanza, che la loro città torni ad avere quel ruolo che le è stato sottratto, anche tornando, in subordine,  ad essere aggregata a Foggia.  Diciamo in subordine perché Troia un tempo aveva piena autonomia ed era considerata Diocesi di grande prestigio. Il Vescovo Mons.Domenico Cornacchia non ha ritenuto di dare particolare importanza a queste prese di posizione, rispedendo ai mittenti l’accusa che vedrebbe Troia scarsamente considerata in coppia con Lucera.  A noi non pare che Troia sia tenuta in scarsa considerazione.  Piuttosto, ci sembra che l’accorpamento Lucera/Troia  più che essere considerato a freddo, non ha trovato il sostegno proprio di quel mondo ecclesiale che dovrebbe stare in prima fila perché la Diocesi, al di là dei trattini di congiunzione, sia davvero un corpo solo ed un’anima sola.  
IL DUOMO DI LUCERA

In questo senso, probabilmente non è stato fatto molto o, perlomeno, quello che era necessario per far decollare la struttura diocesana all’unisono, senza quelle riserve che dovrebbero scomparire dal dizionario  degli egoismi  a tempo perso.   Abbiamo già detto in una precedente corrispondenza che, di fatto, il problema non esiste, perché Il Vaticano è già intenzionato a riordinare le Diocesi, anche in relazione  alle diverse esigenze di collegamento tra i centri che ne fanno parte. Esigenze che sono molto mutate negli ultimi anni, dato che allo stato è possibile gestire molte situazioni con i nuovi strumenti informatici, pur restando impregiudicata ed imprescindibile la presenza fisica dei Vescovi e dei suoi collaboratori per rendere l’attività pastorale sempre viva e feconda.  Non v’è dubbio che queste aggregazioni non vengono mai  salutate con favore dalle popolazioni, che temono così di subire un arretramento di attenzione pastorale, che dovrebbe restare inalterato, anche se sviluppata in una visione più dinamica, ma sempre coordinata. Per  stare in argomento, anche la istituzione precedente della Diocesi Lucera-San Severo provocò molti grattacapi alla Santa Sede, che fu costretta a rivedere le cose, facendo ritornare quest’ultimo centro  autonomo. 
IL PALAZZO VESCOVILE DI LUCERA

 Né migliore sorte toccò a Manfredonia, a cui vennero aggregate Vieste e successivamente nientemeno che San Giovanni Rotondo. Dicevamo che in qualche maniera ciascuno tenta di non perdere l’acquisito, anche se quest’ultimo non è di prima scelta, posto che sia Lucera che Troia allo stato non sono sedi particolarmente gratificanti. Sono piccole Diocesi che potrebbero essere tranquillamente gestite da un vertice provinciale, alla stregua di quanto accade nel mondo civile.  Per intanto, i due centri farebbero bene a stare in pace, perché le polemiche potrebbero accelerare quel processo di aggregazione a Foggia e, quindi, determinare la scomparsa della Diocesi esistente, trattino compreso.  E, allora Troia finirebbe nel calderone dell’assoluto anonimato. E’ quello che si vuole?

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