'FESTE PATRONALI': LA CITTA’ SI RACCOGLIE AI PIEDI DELLA VERGINE

SANTA MARIA PATRONA DI LUCERA
Le feste patronali, di volta in volta, costituiscono prima di tutto una eccezionale occasione di riscoperta, di rianimazione della devozione  mariana. Una devozione che si perde nei secoli della storia lucerina e testimonia la grande e significativa gratitudine dei lucerini per la loro Patrona, che non ha mai mancato si volgere sulla città il suo sguardo di benevolenza e di protezione.  Perciò le feste patronali devono ribadire devono soprattutto il loro significato religioso, senza per questo ignorare tutto il contorno che, comunque, rappresenta un motivo di gioia e di festa per la cittadinanza e, soprattutto, per quella parte che si è consacrata a Maria Santissima. Né si può ignorare la grande storia che viene ricordata e che, per molti aspetti, ha anche una  valenza religiosa. Basti pensare alla grande impresa di Carlo II d’Angiò che, nell’agosto del 1300, riportò una eclatante vittoria sui saraceni, successo che venne attribuito all’intervento miracoloso della Vergine. Da qui la Madonna venne proclamata Patrona della città. E’ evidente che non è dimostrabile tutto ciò, ma la fede della gente ha tracimato ogni eventuale perplessità circa l’autenticità dell’attribuzione del dato storico. Come non può essere sottaciuto l’episodio secondo cui Lucera venne esentata da un pericoloso colera, avvenimento che ancora oggi viene ricordato proprio a ridosso delle feste patronali. Le cronache riferiscono che la cittadinanza si riversò in Cattedrale ai piedi della statua di Santa Maria in segno di ringraziamento, tessendole lodi a cuore aperto.

 Naturalmente le feste patronali esaltano lo spirito mariano della città, che alla Madonna riserva una attenzione particolare attraverso le tante festività che si svolgono nelle varie chiese lucerine. Dunque aspetto religioso e storico, ma c’è anche una connotazione civile, posto che durante le feste patronali la città sembra raccogliere tutte le sue forze, sembra  concentrare tutti gli sforzi possibili per cercare di fare il passo decisivo verso la metà del risveglio dei suoi comparti economici.  E’ evidente che non possono bastare le feste patronali a far risvegliare la città, però è indubbio che i segnali di speranza che essere trasmettono  possono essere forieri di un impegno complessivo da finalizzare nella direzione giusta.  Certo, le feste patronali non sono più come quelle di una volta, come  tante volte si sente dire in giro. Pur tuttavia, esse conservano per intero il loro fascino, anche se la mancata partecipazione di tanti emigrati per ragioni anagrafiche tolgono alle manifestazioni quel vecchio tocco di lucerinità che faceva tanto folclore e sentimento.  Lo spirito di fondo resta, però, sempre quello di una volta e ciò dimostra che la tradizione viaggia immutata attraverso gli anni. 

E’ anche un momento di vetrina per la città, che coglie l’occasione per esibire la sua monumentalità, il suo patrimonio di arte e di storia, la sua predisposizione all’accoglienza e alla solidarietà. Questo aspetto è legato soprattutto alla validità della programmazione, che deve funzionare da specchietto delle allodole per conseguire il risultato sperato. Una programmazione che potrebbe anche essere di maggiore spessore spettacolare, ma, si sa, le crisi dell’economia di questi ultimi anno non hanno consentito di fare di più. Anzi, come dicevano in una precedente nota, è già un miracolo se il comitato organizzatore è riuscito a riempire di manifestazioni i tre giorni delle “patronali”.  Ma, questo, ripetiamo, non deve  far perdere di vista il significato primo delle feste, altrimenti  il tutto si ridurrebbe al godimento per lo sparo dei tric-trac o all’assolo del cantante o del gruppo di turno. E, spiritualmente parlando,  sarebbe desolante! 

 a.d.m.

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