E’ MORTO UN TALENTO DEL CALCIO LUCERINO: VINCENZO BIANCO

Si è spento a Cairo Montenotte (Savona) Vincenzo Bianco, nome che forse non dirà nulla ai lucerini e in particolar modo a quelli che praticano ora il mondo del calcio locale. Bianco, nella versione ante Franco Apollo, era considerato un talento del calcio, nel senso che i suoi virtuosismi, i suoi dribbling stretti, la sua fantasia negli appoggi lo avevano consacrato vero leader della squadra. Bianco non era fisicamente un marcantonio, come suole dirsi, nel senso che aveva una statura piuttosto modesta e un fisico alquanto gracilino. Ma queste apparenti limiti non gli impedivano di fare pericolose scorribande in area di rigore avversaria, soprattutto quando gli spazi si facevano stretti, perché solo possedendo una particolare ”confidenza” col pallone si può fare beffa degli avversari. Era il classico numero dieci dell’epoca, quello, insomma, che organizzava e illuminava il gioco a centrocampo e dirigeva le operazioni in fase di attacco. I suoi lanci erano illuminanti, dato che, quando giungevano a destinazione, era praticamente un gioco da ragazzi per il compagno di squadra trovare agevolmente il corridoio giusto verso la rete avversaria. Per fare un paragone attuale, si può dire che Bianco in qualche maniera rassomigliava al nostro conterraneo Antonio Cassano, anche in fatto di estrosità caratteriale. Egli era il frutto del grande vivaio dell’Opera San Giuseppe, quel vivaio, che, anche grazie alla bonaria complicità del Servo d i Dio Padre Angelo Cuomo, era diventato serbatoio di rifornimento per la prima squadra cittadina. Difatti, non è il solo Bianco ad aver avuto la possibilità di approdare alla corte della squadra maggiore, traguardo che per i ragazzi dell’epoca era davvero qualificante, un punto di onore e di orgoglio per le proprie ambizioni. Bianco avrebbe meritato una platea di alto rango se cinquant’anni fa avesse avuto la possibilità di interfacciarsi con i grossi club, attraverso il club locale che, però, viveva alla misera vita e che di certo non poteva avere la possibilità di incunearsi nei circuiti che contano. Bianco non poteva restare a Lucera per vivere di pane e pallone, come dire senza il minimo sostentamento economico. A quel tempo i giocatori della nostra serie non percepivano il benché minimo compenso, così come accade ora. E, allora, giocoforza, ha dovuto prendere la decisione di trovare lavoro altrove e altrove, lontano dalla sua Lucera, è finita malinconicamente la sua esistenza. Gli sportivi lucerini gli saranno sempre riconoscenti per i pomeriggi domenicali consumati al campo comunale col condimento delle sue serpentine e dalla fantasia del poeta del pallone. 
 a.d.m

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