COMUNE: QUELLE FASCETTE COME SCATOLE VUOTE

Il consigliere comunale Renato Gentile, nel corso di una intervista rilasciata al collega Roberto Notarangelo,  ha ammesso candidamente che non tutti gli argomenti all’ordine del giorno sarebbe stato possibile approvare per la incompletezza delle  fascette, per cui non vi era  la possibilità di conoscere anzitempo  la portata dei problemi oggetto di esame. Per coloro che non conoscono il tecnicismo degli atti comunali, va precisato che il termine fascette è un modo per indicare il dossier degli argomenti da trattare, all’interno del quale vengono inseriti tutti quegli atti considerati utili ai consiglieri al momento della discussione in aula. Le fascette, ovviamente, vengo preparate dalla tecnostruttura comunale, a seconda delle singole competenze. Domanda semplicissima: se le fascette erano praticamente vuote o, comunque, prive dei requisiti essenziali, perché gli accapo sono stati portati ugualmente all’ordine del giorno del Consiglio Comunale? Non era più opportuno e serio rimandare la discussione di tali argomenti ad una successiva seduta, quando la documentazione poteva ritenersi esaustiva per la discussione? Ancora. Durante l’ultima riunione del Consiglio Comunale tanti consiglieri erano al mare o in montagna per godersi un periodo di riposo. Bene. Se ciò era largamente prevedibile di questi tempi, perché è stato ugualmente convocato la massima assiste locale? 
Si dirà: la conferenza dei capigruppo ha ritenuto di farlo ugualmente, dato che i conteggi, comunque, facevano prevedere la partecipazione di un numero sufficiente per poter dibattere gli argomenti in scaletta. Pia illusione questa. Già è difficile racimolare in periodi normali un numero sufficiente per mandare avanti i lavori, come sarebbe stato possibile ottenere una partecipazione sufficiente per non procedere ad altro rimando? E così abbiamo assistito ad ennesimo rompete le file, che di certo dà l’idea di quanta passione (!) i nostri rappresentanti  mettono al servizio del bene comune, una volta che occupano gli scranni del Municipio. Serietà e senso di responsabilità imporrebbero in questo momento ben altro riscontro. Siamo alla fine della legislatura, per cui occorrerebbe da parte di tutti uno scatto di orgoglio per licenziare almeno in provvedimenti più urgenti sul filo di lana.  Scartati tutti i tentativi di far cessare anzitempo questo mandato elettorale e scaduto ormai anche quello di costringere Dotoli a farlo autonomamente, non resta che terminare la legislatura  con l’onore delle armi e far dimenticare, per quanto possibile, i tanti scivoloni che hanno contraddistinto l’attività sia della maggioranza che della minoranza.  
E far dimenticare i connotati di una politica rissaiola, chiacchierona, inconcludente. E’ un   discorso generalizzato, perché riteniamo che esso esprima veramente il senso del comportamento di quanti hanno preteso il nostro voto senza dare in contraccambio una azione ispirata veramente allo spirito di servizio verso la città amministrata.  Ovviamente, anche la tecnostruttura comunale non è esente da colpe, benché i soggetti operanti siano stati ridotti all’osso e talvolta anche demotivati nell’esercizio del loro lavoro. Del resto le tante dimissioni di assessori in contrasto con la dirigenza e le polemiche intercorse tra lo stesso primo cittadino e i suoi collaboratori di alto vertice dimostrano che qualcosa non ha funzionato. Ognuno dirà che la responsabilità è dell’altro e viceversa, ma  la realtà assegna a tutti una buona fetta di responsabilità oggettiva e soggettiva. 
a.d.m.

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